“La politica europea deve collocare nuovamente l’uomo, con
le sue aspirazioni e con le sue speranze, al centro dell’agire politico.
L’integrazione europea deve dimostrare di nuovo che è a favore dell’uomo e che
sta cercando di preservare la pace in un mondo più pericoloso che mai”. È il
monito di mons. Jean-Claude Hollerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo e
presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione
europea). Sul quaderno 4052 de La Civiltà Cattolica, in uscita domani, sabato
20 aprile, il presule stila un bilancio tra luci e ombre del processo di integrazione
europea precisando che le sue riflessioni “vanno intese anche come un
contributo all’articolo 17 del Trattato dell’Unione europea, che è l’apertura
di un dialogo tra le religioni e le istituzioni dell’Unione europea”. Dopo
avere analizzato l’iter dell’Ue, osserva: “L’inizio del XXI secolo sarà
importante per la storia delle mentalità. Le paure nell’Europa dei nostri
giorni sono molteplici e, ben mescolate, conducono, con l’ascesa dei populismi,
a una destabilizzazione delle nostre democrazie e a un indebolimento
dell’Unione europea. Il senso di benessere sembra scomparso e pare abbia dato
vita a molteplici paure, che reclamano un’identità europea ‘cristiana’, pur
declinandosi in desideri politici che si rivelano in netta contrapposizione con
una prospettiva fondata sul Vangelo”. Per questo, argomenta, “il nostro
Continente ha bisogno di lavorare sulle sue fondamenta. L’appello è ancora lì
per realizzare un’Europa che tenga conto delle sue differenze: differenze che
sono un vero arricchimento. La riconciliazione tra l’Europa occidentale e
quella centrale non è ancora realizzata. Il dialogo tra europei potrebbe
condurre a una nuova libertà”. Di qui l’invito ad approfittare delle elezioni
per il Parlamento europeo per “costrui¬re nuove fondamenta per l’Europa. Perché
l’Unione europea è a favore dell’uomo europeo ed è un fattore di pace nel
mondo”. Per la Chiesa, conclude, “si tratta di accompagnare questi sogni e
queste speranze, con una maggiore consapevolezza che essa non esiste per essere
servita, ma per servire. Infine, questo impegno è un’opportunità per la nuova
evangelizzazione. Non dimentichiamolo: potremo incontrare Dio solo nel mondo
reale”.
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