giovedì 25 aprile 2019

25 APRILE - VIVA LA DEMOCRAZIA E LA COSTITUZIONE - NON DIMENTICARE CHI HA DATO LA VITA PER LA NOSTRA LIBERTÀ' ....

"La festa del 25 aprile ci stimola a riflettere come il nostro Paese seppe risorgere dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Un vero secondo risorgimento in un Paese materialmente distrutto e gettato nello scompiglio dal regime fascista nemico e da quello monarchico.... 
I giovani facciano propri i valori costituzionali ....
Conoscere la tragedia il cui ricordo è ancora vivo ci aiuta a comprendere le tante sofferenze che si consumano alle porte dell'Europa che coinvolgono popoli a noi vicini. 
E' bene ricordare con gratitudine le donne e gli uomini, i civili e i militari, i sacerdoti che contribuirono al riscatto del nostro Paese.... 
La vostra testimonianza è un monito permanente, un argine di verità contro le interessate riscritture della storia....."

24 aprile 2019

Mattarella, Presidente della Repubblica

www.quirinale.it

mercoledì 17 aprile 2019

L'ITALIA DEVE ALL'EUROPA NORME E SENSIBILITA' AMBIENTALI - Rapporto WWF


“Italia chiama Europa - L’ambiente ritrovato”. S’intitola così il report WWF che l’organizzazione ha diffuso oggi a Roma in vista delle elezioni europee 2019. Dieci le scelte strategiche suggerite alle forze politiche italiane per sanare le lacune ancora esistenti in tema ambientale

 di Adriana Masotti

La presentazione del report nella sede nazionale del WWF a Roma alla presenza di esponenti di quasi tutte le forze politiche per richiamarle all’attenzione nei confronti dell’ambiente, in vista delle elezioni europee del 26 maggio, e ricordare loro come si stia discutendo in tutto il mondo di un nuovo Global Deal post 2020 che integri le politiche di sostenibilità con quelle climatico-energetiche e per la tutela della biodiversità all’orizzonte del 2030.
L'Unione europea nei confronti dell'ambiente
La premessa che emerge dal dossier è chiara: l’80% delle norme ambientali italiane, che hanno migliorato la vita dei suoi abitanti, derivano dall' Unione europea. Ed è altrettanto chiaro il richiamo al mondo politico italiano perché il Bel Paese condivida con maggiore convinzione le norme e gli standard ambientali comunitari che possono aiutarlo ad essere più competitivo su scala globale. Si legge nell’introduzione al report: "L’Unione europea è l’istituzione che al mondo ha più correttamente colto il concetto di sviluppo sostenibile e le indicazioni per attuarlo deliberate a Rio de Janeiro nel 1992 sotto l’egida delle Nazioni Unite. E’ poi il continente che maggiormente si è interrogato sul proprio modello economico, sulla capacità della sua tenuta rispetto alla dimensione dei drammatici problemi ambientali globali. “Non bisogna però dare nulla per acquisito e rafforzare e rinnovare il ruolo dell’Europa contro il cambiamento climatico e il degrado ambientale”, ha dichiarato Gaetano Benedetto, direttore generale WWF Italia.
I vantaggi dell'economia rispettosa della natura
 Guardando all'Italia, il dossier indica i punti di debolezza nella gestione dei rifiuti, delle acque interne e marine, nella qualità dell’aria e nella tutela degli ecosistemi. Attualmente sono 17 le procedure d’infrazione aperte nei confronti di Roma, 43 le istruttorie e 548 i milioni di euro pagati per multe europee per il mancato rispetto della normativa comunitaria, dei quali più di 204 milioni per le discariche abusive, oltre 151 per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 per il mancato trattamento delle acque reflue urbane. Il report sottolinea anche i vantaggi economico-sociali dell’economia rispettosa dell’ambiente: in Europa i posti di lavoro verdi hanno registrato infatti una crescita dal 2000 al 2015 di ben 7 volte superiore a quella del resto dell’economia. In questo periodo di crisi, gli elevati standard ambientali europei possono costituire dunque un vantaggio competitivo per lo stesso rilancio economico italiano.
Le norme ambientali italiane

Tanta strada è stata fatta nella Penisola, dal punto di vista della normativa ambientale, dal lontano 1939 quando venne emanata la prima legge nazionale sulle bellezze naturali. Da allora, si legge nel report, "quasi tutta la produzione normativa è avvenuta sulla spinta di direttive europee e convenzioni internazionali, ma anche di disastri di grandi proporzioni che hanno messo in luce come la problematica ambientale non poteva essere confinabile a un singolo Stato, ma doveva essere affrontata anche a livello sovranazionale. Così, se fino al 1960 gli atti emanati, che nel titolo si riferiscono all’ambiente, erano solo cinque, diventano 77 nel 1990 per poi arrivare ai circa 200 dei nostri giorni".
I 10 suggerimenti del WWF alle forze politiche

In vista delle prossime elezioni europee, il WWF Italia si rivolge perciò ai partiti in lizza per il rinnovo del Parlamento europeo chiedendo loro di attuare dieci mosse, in altrettanti settori, per mettere l’Italia al passo con l’Europa. Nel dossier le si elenca punto per punto:
1. Dare “concretezza alla Strategia per lo Sviluppo sostenibile e introdurre indicatori di impatto ambientale nella contabilità nazionale, territoriale e di impresa che includano il capitale naturale, oltre che recepire al più presto la nuova Direttiva per il bando di 10 oggetti fatti con plastica monouso, visto che l’Italia ha un elevata quota di riciclo, ma il 40% della plastica finisce ancora nei termovalorizzatori e il 16,5% in discarica.
2. Dotarsi di un Piano Nazionale Energia e Clima che faccia scelte chiare su fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetico e confermi l’uscita dal carbone entro il 2025.
3. Rilanciare la Strategia Nazionale per la Biodiversità, puntando su una migliore governance dei parchi nazionale e regionali, tenendo presente che l’Italia ha il primato in Europa per la ricchezza della sua biodiversità nelle specie animali e vegetali.
4. Tutelare meglio i mari attuando pienamente la Strategia Marina Nazionale, incrementando il numero dei Siti di Interesse Comunitario marini e rafforzando il numero e il ruolo delle aree marine protette.
5. Porre fine al sovrasfruttamento degli stock ittici utilizzando virtuosamente i Fondi europei per la pesca e contrastando la pesca illegale.
    “ Nelle prossime elezioni europee si misurerà anche la capacità dell’Europa di mantenere gli attuali elevatissimi livelli dei propri standard ambientali e di procedere sul terreno dell’innovazione ”
6. Sostenere una riforma della Politica Agricola Comune post 2020 che assicuri eco-schemi obbligatori per gli Stati membri, destinando ad essi il 30% delle risorse disponibili.
7. Favorire un’agricoltura pulita approvando un nuovo Piano d’Azione Nazionale Pesticidi che indichi severe regole per il loro uso e distanze minime obbligatorie di sicurezza dalle abitazioni e dalle colture biologiche.
8. Perseguire seriamente l’obiettivo, stabilito dalla Direttiva Quadro Acque, per il conseguimento del buono stato ecologico delle acque entro il 2025, visto che solo il 43% dei quasi 7.500 fiumi italiani monitorati è in buono stato di salute, e solo il 20% dei 247 laghi esaminati.
9. Stabilire una Strategia pluriennale a sostegno dell’economia circolare che punti all’innovazione dei processi produttivi e alla responsabilizzazione del consumatore, visto che l'Italia è in difetto sulla raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici, e sulla raccolta e trattamento della frazione organica.

10. Rilanciare le iniziative che favoriscono la “fine dei rifiuti” e introdurre forme di responsabilità estesa del produttore utilizzando anche la leva fiscale per penalizzare l’uso inefficiente di materiali e di energia.

lunedì 15 aprile 2019

GIOVANI, NON SMETTETE DI SOGNARE IN GRANDE!

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Papa Francesco: " La scuola come tale è un bene di tutti e deve restare una fucina nella quale ci si educa all’inclusione, al rispetto delle diversità e alla collaborazione. Inclusione, rispetto delle diversità per collaborare. Per favore, non abbiate paura delle diversità. Il dialogo tra le diverse culture, le diverse persone arricchisce un Paese, arricchisce la patria e ci fa andare avanti nel rispetto reciproco, ci fa andare avanti guardando una terra per tutti, non soltanto per alcuni. È un laboratorio che anticipa ciò che dovrebbe essere nel futuro la collettività. E in questo gioca un ruolo importante l’esperienza religiosa, nella quale entra tutto ciò che è autenticamente umano. La Chiesa è impegnata, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, a promuovere i
Il valore universale della fraternità che si basa sulla libertà, sulla ricerca onesta della verità, sulla promozione della giustizia e della solidarietà, specialmente nei confronti delle persone più deboli. Quando non c’è libertà non c’è educazione, non c’è futuro. 
Quando non c’è ricerca onesta della verità ma c’è una verità imposta, che ti toglie la capacità di cercare la verità, non c’è futuro: ti annulla come persona. E quando non c’è promozione della giustizia, andremo a finire sicuramente in un Paese pusillanime, egoista, che lavora soltanto per pochi. Senza l’attenzione e la ricerca di questi valori non può esserci una vera convivenza pacifica. 
Quando c’è ingiustizia, incomincia  a crescere l’odio, il confronto e finirà… tutti sappiamo come finisce. Con soddisfazione ho avuto conferma dalle parole della Preside che la vostra scuola, insieme alla cultura classica, promuove in varie forme questi valori. 
Andate avanti con coraggio su questa strada! Non è facile, ma è l’unica strada capace di dare dei frutti, di dare frutti grandi, per ognuno di voi e per la patria......
Non abbiate paura del silenzio, di stare da soli – non sempre, no, perché questo non fa bene – ma prendersi un po’ di tempo da soli, ritagliarsi spazi di silenzio. Non abbiate paura del silenzio, di scrivere un vostro diario, per esempio, nel silenzio. Non abbiate paura dei disagi e delle aridità che il silenzio può comportare. “Ah, io no, il silenzio annoia!”. All’inizio, può darsi, ma poi, via via che tu vai entrando in te stesso, nel silenzio, non annoia più. 
Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, per favore! Voi sicuramente avete sentito parlare del dramma delle dipendenze. “Sicuro, sì, Padre”. Dipendenze dal chiasso: se non c’è chiasso io non mi sento bene…; e tante altre dipendenze. Ma questa del telefonino è molto sottile, molto sottile. Il telefonino è un grande aiuto, è un grande progresso; va usato, è bello che tutti sappiano usarlo. Ma quando tu diventi schiavo del telefonino, perdi la tua libertà. Il telefonino è per comunicare, per la comunicazione: è tanto bello comunicare tra noi. Ma state attenti, che c’è il pericolo che, quando il telefonino è droga, la comunicazione si riduca a semplici “contatti”. Ma la vita non è per “contattarsi”, è per comunicare! Ricordiamoci quello che scriveva S. Agostino: «in interiore homine habitat veritas» (De vera rel., 39, 72). Nell’interiorità della persona abita la verità. Bisogna cercarla. Vale per tutti, per chi crede e per chi non crede. L’interiorità, tutti l’abbiamo. Solo nel silenzio interiore si può cogliere la voce della coscienza e distinguerla dalle voci dell’egoismo e dell’edonismo, che sono voci diverse.....
Nella vita affettiva sono essenziali due dimensioni: il pudore e la fedeltà. Amare con pudore, non sfacciatamente. E rimanere fedeli nell’amore. 
L’amore non è un gioco: l’amore è la cosa più bella che Dio ci ha dato, la capacità di amare. “Dio è amore”, dice la Bibbia, e Dio ha donato a noi questa capacità. Non sporcatela con la sfacciataggine del non-pudore e con la infedeltà. Amare in modo pulito, ma alla grande! Amare con un cuore allargato ogni giorno: quella saggezza di allargare il cuore, non di farlo piccolino, duro come la pietra. Allargarlo. E Dio diceva al suo popolo, come grande promessa, che gli avrebbe tolto il cuore di pietra e gli avrebbe dato un cuore di carne. Allargare il cuore di carne: questo è amare. Con fedeltà e con pudore. Il senso del pudore rimanda alla coscienza vigilante a difesa della dignità della persona e dell’amore autentico, proprio per non banalizzare il linguaggio del corpo. La fedeltà, poi, insieme al rispetto dell’altro, è una dimensione imprescindibile di ogni vera relazione di amore, poiché non si può giocare con i sentimenti. Ma amare non è solo un’espressione del vincolo affettivo di coppia o di amicizia forte, bella e fraterna. 
Una forma concreta dell’amore è dato anche dall’impegno solidale verso il prossimo, specie i più poveri. L’amore al prossimo si nutre di fantasia e va sempre oltre: si inventano cose per aiutare, per andare avanti… La fantasia dell’amore. Non abbiate paura di questo. L’amore va oltre, oltre i muri, oltre le differenze, oltre gli ostacoli.....
 Cari giovani studenti, non smettete di sognare in grande – questa è una cosa bella dei giovani: sognare in grande – e di desiderare un mondo migliore per tutti. Non accontentatevi della mediocrità nelle relazioni tra di voi, nella cura dell’interiorità, nel progettare il vostro futuro, nell'impegno per un mondo più giusto e più bello.  ....

domenica 14 aprile 2019

POPULISMO. UNA PAROLA CHE DIVIDE

Il termine nasce a fine Ottocento ma non è legato a un concetto bene definito. 
Federico Finchelstein propone un legame con il Fascismo ma non convince.
Lo storico argentino cerca le esperienze comuni tra le esperienze populiste passate e recenti, arrivando a definire il fenomeno «democrazia autoritaria» e «teologia politica» Gli strumenti concettuali appaiono labili e i confini così ampi da divenire evanescenti

di DAMIANO PALANO

«Dove i concetti mancano, ecco che al punto giusto compare una parola », diceva Mefistofele nel Faust.
E qualcosa del genere è accaduto probabilmente per la parola “populismo”: un vocabolo nato sul finire dell’Ottocento negli Stati Uniti, ma a lungo rimasto circoscritto a un ambito piuttosto limitato, prima di conoscere una straordinaria fortuna nell’ultimo quarto di secolo. A dispetto di un utilizzo quantomeno inflazionato, al termine non è però legato un concetto chiaramente definito. E anche per questo il dibattito condotto dagli studiosi su cosa sia davvero il “populismo” – se si tratti cioè di un’ideologia, di una mentalità, di uno stile retorico, di una modalità organizzativa, o altro – è ben lontano dall’aver raggiunto una conclusione. E ovviamente la discussione è diventata ancora più accesa dopo la conquista della Casa Bianca da parte di Donald Trump, da molti considerato il portabandiera del nuovo “populismo globale”.
Il libro di Federico Finchelstein Dai fascismi ai populismi. Storia, politica e demagogia nel mondo attuale si inserisce proprio in questo dibattito. In particolare, il lavoro dello storico argentino – da quasi un ventennio trasferitosi negli Stati Uniti – nasce dall’insoddisfazione nei confronti della gran parte della riflessione recente, accusata di due limiti: per un verso dalla convinzione che il populismo sia un fenomeno nuovo, innescato soprattutto dalla vittoria di Trump; per l’altro, dall’assenza di riferimenti ai precedenti storici del populismo, e in particolare al regime di Juan Domingo Perón in Argentina. Al contrario, sostiene Finchelstein, è indispensabile riconoscere gli elementi comuni tra le esperienze populiste del passato e quelle più recenti. E soprattutto è necessario comprendere il fenomeno con la prospettiva di una «storia globale». A dispetto di queste premesse, senz’altro condivisibili, il quadro che lo studioso dipinge finisce però col ricorrere a categorie interpretative piuttosto evanescenti.
La tesi di fondo è che esista una stretta parentela tra fascismo e populismo: quest’ultimo sarebbe in sostanza una «democrazia autoritaria », oltre che un movimento – né di destra né di sinistra – «portatore di una concezione intollerante della democrazia, in cui il dissenso è ammesso ma viene dipinto come privo di qualsiasi legittimazione«. Dopo il 1945, il populismo avrebbe riformulato gli obiettivi del fascismo adattandoli a un contesto democratico, senza però perdere il carattere autoritario. Pur riconoscendo la variabilità delle forme in cui il fenomeno si è presentato, Finchelstein propone un’articolata griglia definitoria, che considera il populismo, fra l’altro, come «una forma estrema di religione politica», «una visione apocalittica della politica», «una teologia politica fondata da un leader del popolo che ha tratti messianici e carismatici», «una concezione omogenea del popolo». Ma già da questa definizione emerge il limite di un notevole lassismo concettuale.
Desta senz’altro qualche perplessità il fatto che Finchelstein definisca l’ideologia fascista come «parte di una più vasta reazione intellettuale all’Illuminismo » e come una «reazione alle rivoluzioni progressiste del lungoXIX secolo». In questo modo si fornisce una visione monolitica del fascismo, trascurandone l’infatuazione per il progresso, le ambizioni di radicale modernizzazione della società, gli elementi di affinità con il socialismo. Qualche ulteriore perplessità è sollevata dalla stessa categoria di «fascismo globale», che riconduce a un’unica matrice ideologica regimi e movimenti in realtà piuttosto eterogenei. Ma problemi ancora più evidenti emergono quando lo storico passa a considerare il populismo. Contestando i tentativi di ridurre i fenomeni a ideal-tipi costruiti astrattamente, Finchelstein ritiene si debba cominciare dalla storia, e cioè dai caratteri delle esperienze populiste, a partire dal primo caso di regime populista, individuato nel peronismo argentino. In altre parole, a suo avviso non si deve tentare di definire teoricamente il concetto di populismo. Si devono invece registrare gli elementi principali dei regimi e dei movimenti populisti emersi nella storia. E proprio dall’osservazione di tali casi risulterebbe una straordinaria affinità – che non è però un’identità – tra populismo e fascismo. Ma, se il peronismo rappresentò davvero una riformulazione di alcune componenti del fascismo, simili legami risultano quantomeno più deboli per molti di quei leader che Finchelstein annovera nella famiglia populista, come – per fare solo alcuni nomi – Carlos Menem, Alberto Fujimori e Silvio Berlusconi. Le difficoltà non sono comunque solo queste. Il populismo viene dipinto infatti in modo impressionistico, al tempo stesso, come un’ideologia, un tipo di regime politico, uno stile, una visione del mondo e molto altro. I confini del populismo diventano così davvero molto evanescenti. Fra l’altro, Finchelstein sembra inconsapevole del fatto che il peronismo venne definito “populismo” solo a posteriori, che quella categoria è il risultato di una rielaborazione compiuta dalle scienze sociali, e che, più in generale, non esistono testi fondativi della visione del mondo populista: e proprio queste circostanze rendono quantomeno problematico definire il populismo come un’ideologia, al pari di quella fascista e socialista. Ma altrettanto critica è la definizione del populismo come “democrazia autoritaria”, soprattutto perché non viene chiarito quali sarebbero gli elementi “empiricamente osservabili” tali da rendere “autoritaria” una democrazia (senza al tempo stesso trasformarla in un regime non competitivo e dunque non democratico). Il rompicapo diventa così davvero insolubile. E la parola “populismo” rischia di diventare una sorta di passepartout che promette di spalancare tutte le porte, ma che non ne apre davvero nessuna.


Federico Finchelstein - Dai fascismi ai populismi - Storia, politica e demagogia nel mondo attuale
Donzelli. Pagine 278. Euro 28 ,00