Il valore educativo delle attività
sportive per i giovani si
contrappone alla moda
degli sport definiti “estremi”,
caratterizzati da un
forte
individualismo
Alcuni giovani, negli ultimi
anni, sembrano essere attratti da sport definiti “estremi”. Si tratta di
attività all’insegna del rischio, in cui dominano le emozioni forti. Nella
maggior parte dei casi sono caratterizzate da un forte individualismo e dal desiderio
di provare il brivido dell’imprevisto, oltre ogni limite.
Mode come queste ci fanno
comprendere quanto siano fragili, a volte, le nuove generazioni. Spesso i
ragazzi di oggi tendono ad assorbire le tendenze del momento, senza le giuste
difese o le dovute accortezze, finendo per restarne vittime.
Bisogna anche considerare il
fatto che molti giovani vivono con genitori assenti. Se l’educazione della
famiglia non c’è, diventa più facile dedicarsi ad attività rischiose e gettare
via la vita in un attimo.
A furia di coltivare la
non-cultura del pericolo, si pensa di diventare onnipotenti. Si crede di poter
scherzare con il fuoco senza bruciarsi. Ma è soltanto un’illusione, figlia di
un’epoca dominata dal culto dell’eccesso.
Che cosa si può fare per riportare
i giovani su strade più sicure? Il primo passo da fare è certamente quello di
recuperare un’autentica cultura dello sport, ben diversa da quella proposta da
certe mode estreme.
In un mondo in cui il bene si
confonde sempre più spesso con il male, l’idea di seguire regole e
comportamenti precisi può avere una funzione educativa determinante. Nulla, più
dello sport, può contribuire ad una sana formazione delle coscienze dei
giovani.
La migliore risposta al caos
di certe tendenze estreme, dove la voglia d’eccesso e il rischio quasi non
conoscono confini, è quella di proporre una sana cultura del limite: il
richiamo a regole, schemi, barriere morali da non oltrepassare.
Un altro elemento
fondamentale, dal punto di vista educativo, è la cultura dell’impegno. Per
conquistare un trofeo, sono necessarie tante ore di sudore e di allenamento. È
importante aiutare i giovani a valorizzare sempre di più lo spirito di
sacrificio, trasferendolo dalla dimensione dello sport a quella della vita
quotidiana.
Infine un altro aspetto
educativo fondamentale sta nella cultura dell’incontro con gli altri. Oggi,
purtroppo, i ragazzi sono sempre più intrappolati nei videogiochi e nelle
navigazioni di internet. Trascorrono giornate intere immersi in realtà
virtuali, che impediscono un vero rapporto con il mondo.
L’individualismo di certi
sport estremi si inserisce in questo stesso terreno di isolamento. I brividi
del rischio sono personali, impossibili da condividere. Tutto finisce per
esaurirsi nei pochi secondi di un’arida emozione.
Invece, un’autentica cultura
dello sport può abituare i ragazzi ad un sincero e concreto contatto con gli
altri. In un mondo giovanile che tende alla solitudine, spesso dominato dagli
incontri freddi e virtuali di internet, un sano gioco di squadra potrà aiutare
a costruire una migliore cultura del rispetto e dell’amicizia.
Carlo Climati
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