Sono acquattato dietro un masso
pieno di muschio, attorno a me ci sono foglie cadute da poco e la luce
di una bella giornata di sole filtra tra i rami. Guardo in alto per
vedere se arriva qualcuno, il sasso è in fondo ad una discesa e ci sono
arrivato seguendo un altro bambino più grande di me. Stiamo giocando ad
Alce Rossa, non ci ho mai giocato prima e mi piace tantissimo, si tiene
un cartellino con un numero sulla fronte e bisogna nascondersi e allo
stesso tempo attaccare per scoprire i numeri sulla fronte degli altri
bambini per conquistarli. Quando il gioco finisce risalgo la discesa e
mi riunisco con gli altri bambini che hanno giocato con me, tutti
assieme ci mettiamo in cerchio su un prato verde.
Questo è il primo ricordo che porto
con me legato alla mia vita all’interno degli scout. Per chi non lo
sapesse lo scautismo è un movimento educativo per i giovani basato
sull’educazione ai valori, sulla vita all’aria aperta, sullo sviluppo
del lato pratico e sul volontariato. Esiste da un centinaio di anni ed è
il più grande movimento giovanile che esista. Potrei sprecarmi a dire
che è molto di più che far attraversare la strada alle vecchiette
elencandovi le migliaia di cose che vengono fatte agli scout, ma sono
sicuro di potervi convincere anche solo continuandovi a parlare di quel
ricordo di quando avevo otto anni. È un ricordo semplice, fatto di pochi
elementi: il sasso, le foglie, la luce, il bambino più grande, eppure
allo stesso tempo è un ricordo ricco: ogni elemento è chiaro, so ancora
oggi dove si trova quel sasso, so esattamente nome e cognome di quel
bambino più grande, ricordo tantissimi dei volti dei bambini che avevano
giocato con me. La cosa più interessante ancora è che questo ricordo me
lo porto dietro inconsapevolmente da quasi vent’anni e non ne avevo mai
ripassato i dettagli. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo i
dettagli sono arrivati da soli, assieme alle emozioni associate al
ricordo.
Il ricordo corrisponde alla prima
uscita, caccia in termini scout, che ho fatto quando sono entrato dai
Lupetti (la fascia d’età più piccola all’interno degli scout, le altre
sono Esploratori e Rover). Da allora sono passati quasi vent’anni e
dagli scout non me ne sono mai andato, adesso faccio il capo e mi
impegno in tante piccole e grandi cose per l’associazione di cui faccio
parte. In questi vent’anni ho accumulato un numero di ricordi che non
riesco a contare, in ogni anno riesco a collocare qualcosa da piccoli
scampoli di immagini a intere giornate.
Da un po’ di tempo a questa parte ho
iniziato a pormi domande profonde su questa mia parte di vita, raccolgo i
vari ricordi e li rielaboro secondo diversi punti di vista, cerco di
capire cosa essere scout mi abbia lasciato in profondità, cerco di
capire in cosa mi abbia cambiato. La domanda forse più interessante che
mi sono posto nell’ultimo periodo è stata: perché lo scautismo mi ha
cambiato? Sono sicuro che non sarei quello che sono senza lo scautismo
eppure fino a poco tempo fa non ero riuscito a capire come mai mi avesse
cambiato in profondità. In altre parole: perché lo scautismo cambia le persone?
Partendo da questa domanda ho
iniziato a fare un confronto: quanti ricordi ho degli scout e quanti del
resto della vita? Sicuramente del resto della vita ne ho di più, ma
considerato che nel corso di una settimana il tempo dedicato agli scout è
una mezza giornata in media, resta ancora assurdo quanti siano i miei
ricordi scout. In particolare se qualcuno dovesse chiedermi cosa ho
fatto in una particolare settimana d’estate dei miei 10 anni gli
risponderei di sicuro vagamente, ma se invece mi chiedesse cosa ho fatto
alle mie vacanze di Branco (il campo scout estivo dei lupetti che dura
sette giorni) della stessa estate saprei ancora elencare almeno
un’attività al giorno. A questo punto posso certamente dire: lo scautismo mi ha cambiato perché è riuscito a lasciarmi un quantitativo enorme di ricordi ed esperienze indelebili.
La mia curiosità a questo punto però non è ancora soddisfatta infatti mi spinge a chiedermi: perché mi sono rimasti tutti questi ricordi?
Non è naturale no? La risposta che mi sono dato a questo punto è legata
strettamente al come le cose vengono fatte agli scout, cosa che ho
imparato solamente quando sono diventato capo e che prima avevo vissuto
inconsapevolmente.
Nelle attività che vengono
organizzate per le ragazze e i ragazzi difficilmente viene ripetuta due
volte una stessa esperienza, ogni volta c’è qualcosa di nuovo, ogni
volta c’è qualcosa che stimola il cervello a sforzarsi di catturare i
dettagli di quello che succede. Le esperienze che vengono vissute agli
scout inoltre tendono ad essere incredibilmente intense e forti perché
coinvolgono i ragazzi e le ragazze in ciò che per loro è più importante:
ci sono le sfide, c’è la meraviglia di scoprire la natura, ci sono le
interazioni con i coetanei, c’è la presenza dei capi come esempio...
Tutto questo insieme di particolari piccole e grandi esperienze
contribuisce a far collezionare ricordi che poi in futuro potranno
tornare utili perché abbiamo inconsapevolmente sentito di aver imparato
qualcosa. Questa è una regola che vale in generale ovviamente, le cose
che impariamo su noi stessi e su come agire nella vita le possiamo
utilizzare consapevolmente solamente se ce le ricordiamo. Il
successo dello scautismo quindi sta tutto nell’offrirti tante esperienze
indimenticabili. Esperienze che spiccano nella monotonia della vita di
tutti i giorni come le più belle vacanze. Un
bravo capo poi ci mette del suo e di solito fra quei ricordi riesce a
nascondere un messaggio positivo, un piccolo trucco pratico, un aggancio
per la crescita dei ragazzi e delle ragazze. L’educazione agli scout
funziona perché le cose che si imparano, che sono moltissime, si
trasformano in ricordi positivi molto facilmente. Ovviamente lo
scautismo non è infallibile, ci sono i cattivi ricordi ad ostacolare
l’educazione, ci sono le attività mal riuscite che non saranno
indelebili, ci saranno i cattivi esempi. La grande responsabilità dei
capi sta nell’accettare che dovranno riuscire a generare molti e più
forti ricordi positivi e il minor numero possibile di ricordi negativi.
Mentre scrivevo questo articolo mi
sono venuti alla memoria almeno un altro centinaio di momenti del
passato agli scout e non, momenti di scout da giovane e momenti da scout
da capo, momenti a scuola e momenti di vita quotidiana. Dover
confrontare ancora una volta questi ricordi tra loro mi ha emozionato un
bel po’ e mi ha convinto ancora di più della mia tesi: lo scautismo
funziona, dannatamente bene.
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