Per la Settimana sociale dei cattolici italiani 2017
CONTRIBUTO ASSOCIAZIONI SCOUT CATTOLICHE SUL TEMA DEL LAVORO
Per la Settimana sociale dei cattolici italiani 2017
Il contributo dello scoutismo cattolico sul tema del lavoro “non può che essere incentrato sul ruolo che il metodo scout ha nella crescita delle persone e nella loro educazione permanente”. Lo scrivono in un documento i presidenti Sonia Mondin (Masci, Movimento adulti scout cattolici italiani), Antonio Zoccoletto (Fse, Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici), Barbara Battilana e Matteo Spanò (Agesci, Associazioni guide e scout cattolici italiani) in vista della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani (Cagliari, 26-29 ottobre 2017). Un metodo che, a seconda delle “diverse stagioni della vita, è capace di evolversi per essere al passo con i tempi in cui viene vissuto, mantenendo fermi gli ideali e i valori rappresentati dalla Legge e dalla Promessa scout”.
Le associazioni giovanili scout si rivolgono a fasce di età che sono “ben lontane dal solo pensiero del loro futuro lavorativo”. Di conseguenza, si osserva nel contributo, “non hanno soluzioni da offrire sotto il profilo normativo o indicazioni da suggerire in relazione a politiche sociali che possano essere adottate per migliorare le condizioni del lavoro nel nostro Paese”. Ma, “dal nostro osservatorio, riteniamo di poter essere utili per aiutare a cogliere le aspettative e i desideri delle nuove generazioni”.
Mentre la sfida per lo scout adulto consiste nel “riconoscere e interpretare ogni forma di cambiamento, in una continua esplorazione della città, della Chiesa e dei propri ambienti di vita, in vista dell’approccio con una cultura del lavoro fortemente mutata e in continua evoluzione”.
Inoltre, “nel difficile quadro economico” in cui “viviamo, con le sue ricadute sull’offerta e domanda di lavoro”, emerge “la necessità di avere giovani formati nel ‘carattere’, per affrontare le sfide del domani. Lo scautismo parte dal presupposto che ciascuno possa crescere, con l’aiuto degli altri, per guidare da solo la propria canoa”.
I valori incarnati dello scautismo, prosegue il documento, “chiedono all’adulto di essere capace di discernere, testimoniare e promuovere nuovi stili di vita, per un cambiamento personale e collettivo che salvaguardi il pianeta, il bene comune, la convivenza e la giustizia sociale, in una prospettiva di speranza per le nuove generazioni”. In sostanza si tratta di dare “una diversa prospettiva alla dimensione pedagogica del metodo scout che passi, nel caso dell’adulto, dalla dimensione esperienziale alla dimensione testimoniale”.
Qualche mese fa “Forbes” (celebre rivista statunitense di economia e finanza) ha pubblicato l’articolo “I dieci motivi per assumere uno scout”, elencando “competenze e valori” che “uno scout interiorizza e sviluppa nel suo cammino educativo, al punto da renderlo particolarmente affidabile nel posto di lavoro. Non sappiamo – così nel contributo – se la ricerca legittimi questa considerazione, ma i valori e le competenze che sono declinati nella Legge scout – a sua volta riflesso della Legge divina – costituiscono il sentiero di crescita proposto ai giovani che le famiglie ci affidano”.
Il messaggio cristiano, “di cui siamo portatori – aggiunge il documento –, può diventare cultura e illuminare la politica proprio a partire dal rispetto per l’uomo, per la sua dignità e per i suoi diritti, in primis dai luoghi e dagli ambienti che abitiamo”. Per le persone che ritengono di “aver incarnato nel loro cammino di crescita i valori scout, non è sufficiente fare esclusivo affidamento sulla loro responsabilità di singoli, ma è un dovere impegnarsi per attivare processi di cooperazione con tutti gli attori in campo: lavoratori, sindacati, imprenditori, governo e istituzioni, sia a livello locale che a livello nazionale”.
Il lavoro, conclude il contributo, “deve essere espressione di legalità: non è più a lungo sopportabile” vedere “i ragazzi convinti che non esiste un futuro per loro, essendo tutto in mano sia alla raccomandazione che al lavoro sommerso e che sfrutta. È necessario un cambio di mentalità a tutti i livelli. Una riflessione sulla giustizia della ripartizione dei proventi del lavoro”: un’“equità” che possa dare “dignità ad ogni persona”.
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