mercoledì 20 giugno 2018

GLI ADOLESCENTI: Non salvaguardateci, lasciateci crescere .


Nel primo fine settimana di giugno abbiamo tenuto un ritiro di due giorni insieme agli adolescenti che hanno seguito il percorso Anilab di quest'anno. Stavolta la formazione non è stata incentrata sulle competenze pratiche per l'animazione, ma sullo sviluppo di competenze relazionali: generare se stessi, approcciarsi agli altri, vivere il silenzio, riconoscere la propria storia, identificare il proprio orizzonte valoriale, l'adultità.
 
Tra i prodotti finali è da segnalare una lettera indirizzata agli adulti, con la quale i ragazzi hanno identificato punti critici e punti di forza dei grandi che li circondano, e descritto il modello di adulto a cui aspirano. Essa è stata sicuramente il risultato di un seppur piccolo "processo di discernimento e di chiarificazione degli eventi della propria vita attraverso i segni contenuti in essi".
 
L'atto del discernimento, infatti, ha bisogno di un'attenta osservazione e di un desiderio di muoversi verso un obiettivo; perciò ha bisogno di spazi e di tempi dedicati, che non possono essere invasi da altro o da altri. Con gli adolescenti abbiamo parlato dell'essere adulti perché ci è apparso subito chiaro che, a differenza di quei grandi che vogliono restare infantili per sempre, i ragazzi vogliono crescere, e vogliono farlo seguendo schemi propri. Non hanno bisogno di essere salvaguardati dalle esperienze di vita, quanto piuttosto guidati nella comprensione di ciò che vivono ogni giorno.
 
Uno degli aspetti che è emerso dal percorso è la relazione tra la libertà e gli aspetti peculiari che la rendono possibile: «da quello che vediamo, essere adulti significa avere maggiori responsabilità, vivere più stress, avere maggiore libertà e consapevolezza». Perciò gli adolescenti hanno espressamente chiesto di poter coltivare questa libertà, attraverso l'elaborazione delle esperienze e degli errori, che è l'essenza stessa del discernimento: «vi chiediamo di accompagnarci in questo percorso e di consigliarci, ma lasciandoci la libertà di sbagliare.
 
Perciò permetteteci di gestire autonomamente il nostro tempo, il nostro spazio e le nostre risorse, e noi ci impegneremo ad usarli con responsabilità». Alla riuscita di questa 'due giorni', poi, ha contribuito il ritiro con i ragazzi svolto a dicembre e dedicato al silenzio, proprio per "provare ad ascoltare e a fare affiorare alla luce il 'gusto' di emozioni, affetti e desideri prodotti dagli eventi della vita e che si agitano e lottano dentro l'interiorità profonda".
 
Esso è stato declinato attraverso diversi esercizi: silenzio senza contatto visivo con gli altri, silenzio a coppie fissandosi negli occhi, silenzio davanti allo specchio, silenzio con alcuni brani delle Scritture. Il risultato è stato sorprendente! A parte qualche inevitabile sghignazzo (non tutti erano abituati al 'silenzio forzato'...), l'esperienza si è stabilizzata ed ha permesso di far affiorare le emozioni e i desideri che si agitavano dentro i ragazzi.
 
Alcuni hanno espresso tutto il disagio provato a confrontarsi con la propria interiorità, altri hanno espresso sensazioni di pace e di conforto. Due persone si sono trovate particolarmente a proprio agio, perché già abituati a confrontarsi con le proprie paure, altri si sono trovati spiazzati del tutto. La cosa che, da formatore, ritengo importante è prestare attenzione all'educazione al silenzio: non è sufficiente dare ai ragazzi un brano e dire "riflettete in silenzio!", perché molti di loro non sanno da dove cominciare.
 
Da questo viaggio nel silenzio è emerso innanzitutto come il riferimento (consapevole o inconsapevole) alle loro dinamiche familiari fosse costante. Il loro modello di adultità è più o meno riferibile a quello dei genitori, l'"oriente", l'"origine" delle loro speranze ed angosce era ugualmente collocata nelle loro dinamiche infantili.
 
Ma il "senso" e l'"orientamento" di alcuni riferimenti è in profonda trasformazione e ciò li destabilizza: «voi adulti spesso vi dimenticate cosa voglia dire essere bambini, perdete la spensieratezza e qualche volta smettete di credere nei vostri sogni». I ragazzi si rendono conto di stare uscendo da un mondo in cui i contorni erano netti per entrare in uno dove si vede "come in uno specchio" - come Paolo dice in quella prima lettera ai Corinzi che ci ha in parte guidati.
 
In questo senso è stato effettivamente d'aiuto il confronto "con qualche etica laica o testo sacro capaci di 'costringerli' a non minimizzare, ma a valorizzare o a rivedere ciò che stava emergendo". La prima parte del ritiro appena svolto, infatti, è stata incentrata sulla ricostruzione della propria storia, e come espediente abbiamo utilizzato il capitolo 3 del Qoelet.
 
I ragazzi si sono trovati a proprio agio nel definirsi attraverso i contrasti di amore/odio, guerra/pace, ecc. Hanno compreso immediatamente il valore simbolico del brano e sono riusciti a utilizzarlo per descrivere amicizie rotte, amori infranti, relazioni che si sono modificate nel tempo e che hanno causato in loro sofferenze o speranza.
 
Spesso infatti mi accorgo che non sono loro a minimizzare, e se apparentemente lo fanno è solo per sfuggire ad una pressione eccessiva da parte dei genitori. Dal confronto con gli adolescenti emerge invece chiaramente che le agenzie di formazione hanno un effetto cruciale nella crescita dei ragazzi, prima fra tutte la scuola. Molti iniziano a confrontarsi con la filosofia, con la storia, con la letteratura e questo non li lascia indifferenti.
 
Anche tra i ragazzi che hanno intrapreso percorsi tecnici o professionali c'è chi ha scelto di approcciarsi a testi filosofici con lo studio personale. Nella fase adolescenziale è importante soffermarsi sulle domande, perché le risposte arrivano con il tempo e il discernimento personale. D'altronde, il percorso è stato costruito in un anno, attraverso la riflessione sulle esperienze che li nutrono, sugli educatori che hanno incontrato, sulla limpidezza della comunicazione, ma è solo agli inizi e dovrà essere pazientemente proseguito.
 
I ragazzi, comunque, si sono lasciati provocare non solo dai brani che abbiamo proposto loro, ma anche e sopratutto dai momenti di intervallo nei quali abbiamo avuto modo di confrontarci a fondo sui temi della crescita che li coinvolgono più da vicino. In definitiva, si sono fidati, hanno cercato confronto, provocazione e conforto.
 
E decisivo è stato il fatto che abbiano trovato adulti non giudicanti, ma pronti a sostenerli nei loro momenti di crisi. Con questi adulti, non a caso, si sono voluti prendere un impegno: «ci stiamo incamminando verso l'età adulta, e grazie alla vostra esperienza stiamo cercando di diventare la miglior versione di noi stessi. Cercheremo di agire con responsabilità ed adempiere ai nostri doveri, ma al tempo stesso di non perdere il nostro lato fanciullesco».
 
 Daniele Gianolla
 

(articolo tratto da www.vinonuovo.it)

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