venerdì 11 maggio 2018

BUONO, BELLO E VERO: STILE DEI CAMPI SCOUT


Alcune riflessioni sparse, semplici, incomplete


Giovanni Perrone

Ogni volta che papa Francesco incontra degli educatori, evidenzia che la loro missione, e quella delle istituzioni in cui operano,  è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. E questo avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti “ingredienti”… Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo, eccetera... In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita! … Queste tre dimensioni sono intrecciate; ogni cosa se è vera è anche buona e bella, e reciprocamente. Il riconoscimento della verità, della bontà e della bellezza aiuta ad amare la vita anche nelle difficoltà ….. Si tratta di un cammino di incontro con la realtà, che coinvolge tutte le dimensioni umane: intelligenza, coscienza, affettività, corpo» [1]].
            Prendo spunto dalle parole del Papa per sintetizzare alcune semplici riflessioni e linee operative.
Costante sfida per ogni ambiente educativo è l’orientamento dei ragazzi e degli stessi adulti verso il bene, il bello e il vero; di essere, quindi, spazio privilegiato per l’apprendimento e l’esercizio di competenze supportate ed orientate da “virtù etiche ed estetiche” e, di conseguenza, di “cittadinanza attiva” [2].  In tal modo ogni campo è “spazio virtuoso” che coinvolge tutti gli aspetti della personalità (ogni ragazzo partecipa al campo con tutto se stesso, con le sue esigenze, con i suoi problemi, con le sue competenze, con le sue ansie, con le sue speranze ….).
 La dimensione del bello in un campo scout è esaltata dall’ambiente in cui esso è inserito, dall’armonioso e dinamico rapporto tra ambiente e strutture, da un’idonea valorizzazione degli spazi, dal modo di situare ed organizzare gli stessi angoli di squadriglia, dalla costante pulizia (e ordine) dei vari ambienti, dai ritmi di vita, dai rapporti di cortesia e di reciproco aiuto, dagli stili di accoglienza, dall’armonia  e bellezza delle costruzioni, dalla sistemazione delle tende, dal tono della voce …. Il bello di un campo non è “bellezza siliconata ed artefatta”, ma una bellezza orientata ed esaltata dall’ambiente naturale, dai ritmi della natura, dagli spazi di silenzio e contemplazione, dai volti accoglienti e sorridenti, dall’attenzione alle piccole cose, dalla semplicità ed eleganza degli ambienti e degli stessi comportamenti. E’ una bellezza che suscita meraviglia e stupore, sperimentata e testimoniata nel quotidiano agire e che, perciò, interagisce con il bene e suscita emozioni positive e genera gratitudine. Il mettere le tende in un luogo o in un modo, piuttosto che in un altro; la scelta di uno spazio per sedersi in cerchio; il luogo ove svolgere una cerimonia; l’angolo in cui si siedono i capi per incontrare le squadriglie o il branco … e così via devono rispondere a criteri estetici oltre che funzionali. Così come le cerimonie e le liturgie debbono essere ben curate e ben vissute. 
Occorre stimolare i ragazzi che ogni cosa ed ogni azione vanno situate in maniera da esaltare nel contempo il bello e l’utile, nonché il buono. Lo stesso vale per gli spazi: ogni spazio ha una sua specifica funzione.
Il campo scout è, perciò, luogo armonioso, che fa scoprire e sperimentare buon gusto e bellezza e dà specifiche opportunità a proposito. Nel contempo, ogni campo scout favorisce percorsi e stimoli che permettono l’incontro con il bello e il buono del territorio (specifiche attività e valorizzazione dell’occasionale) .
            La dimensione del buono è strettamente connessa alla testimonianza dei valori della Legge scout, e al tipico "stile scout" che li esplicita, alla scelta di servizio che caratterizza lo Scautismo, alle specificità della vita comunitaria, al modo di vivere lo scouting, alle competenze tecniche ben possedute e curate, a un vivere correttamente e a un responsabile rapporto con gli altri e con la natura ...  Non è il “buono” perché “mi piace”,  estemporaneo e talora alienante, ma la costante scelta di far sempre ed ovunque  “del proprio meglio”, di comportarsi bene in ogni momento della giornata e di promuovere il bene ovunque e comunque. B.-P. ricordava sovente che lo scout deve “lasciare il mondo meglio di come lo ha trovato”. Il "buono" richiede l'arte della "manutenzione" ordinaria e straordinaria. Purtroppo, l'estemporaneità  e il consumismo del vivere odierno danno poca attenzione e poco spazio a quest'arte, fondamentale anche per la vita spirituale.
Le necessarie "competenze tecniche" anche se implementate in specifici campi (es. i campi di competenza) non possono ridursi ad una seppur valida esercitazione, ma vanno inserite in un percorso di progressione personale che tenga conto di tutta la persona che (come precedente mente detto) partecipa a quale campo "con tutta se stessa". Anche gli apprendimenti tecnici, infatti, non sono autoreferenti, ma sono legati alla maturazione umana e valoriale (così come le discipline scolastiche).
Per coloro che vivono il campo scout ciò significa, ad esempio:
- impegnarsi per dare un fattivo contributo al rispetto, alla valorizzazione e al miglioramento dell’ambiente ove si trovano (una B.A. di qualità!), lasciando una traccia positiva del loro passaggio;
- svolgere attività che abbiano un chiaro valore educativo;
- implementare la laboriosità e la competenza;
- realizzare costruzioni che associno il buon gusto alla sicurezza e alla funzionalità ( e curare quotidianamente la loro manutenzione);
- garantire con costanza la pulizia dei luoghi e il risparmio di acqua ed energia;
- curare la maturazione di comportamenti ecologicamente corretti;
- evitare ogni grossolanità e volgarità nel parlare e nell’agire;
- evitare ogni forma d’inquinamento (compresi quello acustico e luminoso);
- favorire il protagonismo dei ragazzi e la riflessività (sin dal periodo di preparazione del campo);
- rispettare i tempi e l’alternarsi del giorno e della notte, dell’attività e del riposo (anche da parte dei capi);
- valorizzare le specificità e le potenzialità di ogni partecipante (con particolare attenzione nel prendersi cura di eventuali difficoltà (relazionali, d’inserimento, di ambientamento …);
adeguare le attività all’età dei ragazzi, per rispondere opportunamente alle esigenze educative di ciascuno (evitando ogni forma omogeneizzazione), perché ognuno impari a far di più e meglio;
- vivere adeguatamente le dimensioni del gioco e dell’avventura, evitando ogni tentazione d’iperprotezionismo e d’illogiche paure (il Papa dice che educare è anche saper accettare il rischio per apprendere a superarlo);
- orientare, accompagnare, incoraggiare, coinvolgere i ragazzi perché ogni momento del campo sia utile alla loro crescita, momento di gioiosa operatività, spazio di crescita personale e comunitaria;
- …. 
Per quanti prestano servizio nel campo (dai capi alle altre persone “in servizio”) vuol dire comportarsi sempre con stile, testimoniare i valori della Legge, relazionarsi positivamente, orientare eventuali ospiti verso comportamenti positivi, curare una buona organizzazione del campo, coinvolgere i ragazzi nella gestione e nel miglioramento del campo, favorire il confronto tra i capi e tra gli stessi ragazzi, garantire la sicurezza delle strutture, fornire opportunità di servizio, promuovere economia e laboriosità, valorizzare (e non sciupare) le risorse ambientali, facilitare la solidarietà, stimolare verifica e valutazione. Il campo scout non è un villaggio vacanze (con tutto compreso), ma un luogo che orienta ed esalta la progettualità dei capi e il protagonismo dei ragazzi. Una costante ed intelligente attenzione, al fine di prevenire ed evitare comportamenti alienanti e disdicevoli, è opportuna per garantire al campo dignità ed efficacia e a tutti coloro che lo vivono un ambiente favorevole al “crescer bene” in luoghi buoni.
            Anche la dimensione del vero interagisce con la Legge Scout e rifugge da ogni azione alienante e deviante. Il primo articolo della Legge richiama la necessità di porre il proprio onore nel meritare fiducia; il secondo mette in risalto il valore della lealtà.  .....
Il vero è legato alla domanda di senso sulla vita, sui luoghi di vita, su ciò che  si fa o si fa fare. Il campo scout è perciò uno spazio che ha senso e dà senso, non è un “non luogo” da consumare.
 Non si trascuri che lo Scautismo ha insita una dimensione spirituale e che ad essa è legata la dimensione del vero: per i cristiani Dio è “via, verità e vita”. La ricerca del vero è una caratteristica che esalta la dignità dell’uomo.Il vero rifugge (come dice il Papa) dalla maldicenza e dal pettegolezzo, dall'invidia e dalla gelosia. Il vero esalta il bene e l'arte dell'incoraggiamento (perchè il vero divenga bene comune).
Specifiche attività e spazi dedicati alla riflessione, alla contemplazione e alla preghiera possono
aiutare tutti ad autovalutarsi, a riprogettare il cammino, a percorrere sentieri di interiorità e di spiritualità che orientano ed affinano la persona e la comunità.
 Nella quotidianità della vita del campo scout il vero si esplicita nella qualità dei rapporti, nella  chiarezza e trasparenza delle norme, nella coerenza dei comportamenti, nel rispetto delle regole e degli ambienti, nel comprendere e nell’aiutare a comprendere il perché delle scelte che si operano … 
            Perché “vero, buono e bello” siano “pane quotidiano” ed assi portanti di ogni ambiente e attività scout  è opportuno che gli adulti - qualsiasi ruolo svolgano – sappiano sempre essere nel contempo testimoni dei valori scout e degli stili di vita ad essi connessi, nonché adeguatamente competenti. 
            Infine, il Papa invita sovente i giovani ad apprendere a parlare “il linguaggio della testa, del cuore e delle mani …. Tre, quindi, i linguaggi che vanno “armonizzati”: Della testa, per apprendere a pensare bene; del cuore, per imparare a sentire bene e sconfiggere piaghe come il bullismo, e delle mani, per “essere artigiani e creatori ….. L’educazione è personale, ma necessita della comunità per progredire.”[3]  
            Bello, buono e vero; testa, mani e cuore possono essere ottimi criteri e indicatori per progettare e per valutare ogni attività scout, in particolare i campi che sono il momento più significativo di un anno di vita scout.      
                                                                                                                         

                                                 





[1] Papa Francesco alla scuola, Roma 10 maggio 2014
[2] Il filosofo Paul Ricoeur evidenzia che “il ternario dell’etica consiste in una vita buona, da vivere con e per gli altri in istituzioni giuste”.
[3] Discorso ai giovani, 19 marzo 2018

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