NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DI UNA RETE INTERASSOCIATIVA DEI CENTRI SCOUT ITALIANI
Dieci anni fa (aprile 2018) si riunì in Roma,
nella sede dell’AGESCI, un gruppo di responsabili di centri scout italiani (B-P
Park nel Lazio, Brownsea Park in Abruzzo, Massariotta-Marineo in Sicilia,
Spensley Park in Liguria) con lo scopo di mettere in rete le basi e i centri
scout dell’Italia per una reciproca cooperazione finalizzata alla cura della
qualità dei luoghi utilizzati dalle
guide e dagli scout italiani e stranieri. Erano presenti anche rappresentanti
dell’AGESCI, del CNGEI e del MASCI.
Il Centro
Scout veniva definito non un non luogo, uno spazio vuoto da “consumare”, ma come “spazio significativo” che lascia una
traccia in chi lo frequenta; ove memoria e progettualità interagiscono, ove
adulti e giovani, con culture ed esperienze diverse, trovano un ambiente (umano
e materiale) idoneo alla maturazione di desideri ed “appetiti” positivi,
orientati dai valori tipici dello Scautismo.
I
rappresentanti delle varie associazioni presenti apprezzarono l’opportunità che
la Rete nascesse come un “tavolo interassociativo”, al di fuori di ogni
autoreferente chiusura, perché suo scopo era offrire un buon servizio ai
ragazzi. Infatti, i vari luoghi (basi, case di caccia …) vengono di solito
utilizzati da guide e scout provenienti da varie associazioni italiane ed
estere.
Si
condivise l’idea di radicare la Rete in una Carta dei valori, cioè in
un patto che ne delineasse i punti cardine dell’appartenenza ad essa. La Carta
e lo Statuto furono approvati nella successiva riunione che si tenne a
Sant’Antimo nell’ottobre dello stesso anno. Fu eletto come portavoce il
compianto e dinamico Elio Caruso, promotore dell’incontro.
La Rete,
sin dall’inizio, riteneva (e ritiene ancora) una necessaria opportunità l’interazione
con le varie associazioni di riferimento dei centri aderenti, tanto da inserire
tra gli organi statutari un Comitato dei
garanti costituito da un rappresentante designato da ogni associazione, non
un mero comitato di controllo, piuttosto un gruppo di persone che cooperasse
attivamente con la Rete garantendo la costante interazione con le varie
associazioni.
In questo primo decennio di vita vari Centri
scout, facenti parte di diverse associazioni scout operanti in Italia, si sono
associati alla Rete.
Sin
dall’inizio la Rete si volle caratterizzare come soggetto che pensa ed opera,
che vuole e sa interrogarsi sulle odierne problematiche educative (in
particolare dei ragazzi e degli adolescenti) e sulla qualità pedagogica,
organizzativa e metodologica dei Centri Scout, perciò è stato man mano
elaborato un quaderno denominato “Stile e
ruolo dei centri Scout”, una raccolta di numerosi scritti ad hoc.
Condivisione, reciprocità, solidarietà,
stile, qualità progettuale e organizzativa furono i termini maggiormente
utilizzati nel corso dei primi due incontri dei “fondatori” della Rete.
La Rete, infatti, non volle né vuole
essere un mero servizio che si offre in contraccambio di qualcosa (l’adesione).
Nell’attuale società egoistica e consumistica, infatti, sovente si pensa e si chiede
“Cui prodest? A che mi servi? Che servizio mi offrite? Che beneficio ‘concreto’
ne ricavo? …”). Anche in politica purtroppo sovente si ragiona così: “Io faccio
parte del tuo gruppo e ti voto se tu mi garantisci qualcosa!”. Comunemente la
reciprocità è vista e praticata come “do
ut des”: una visione mercantile della vita e delle relazioni!
Nella logica scout (e cristiana) la
reciprocità interagisce con la gratuità: è il farsi dono all’altro, il
camminare insieme come carovana in cui ci si sostiene a vicenda, con
solidarietà e sussidiarietà; “Io sono felice se so fare felici gli altri”.
A
proposito, Baden-Powell, negli ultimi scritti, precisava che scopo dello
Scautismo “è di formare cittadini sani,
felici e in grado di aiutare il prossimo; di sradicare il ristretto egoismo,
sostituendolo con un più vasto ideale di abnegazione e di servizio per la causa
dell’umanità; e in tal modo di sviluppare una reciproca buona volontà e spirito
di cooperazione”.[1].
Nella logica comune uno più uno fa due, nella
logica della comunità, parafrasando Papa Francesco, possiamo dire che “uno più uno fa tre”. Ogni ‘altro’ è, infatti,
è una risorsa per ciascuno e per tutti.
La sua diversità mi/ci interroga e mi/ci arricchisce, mi/ci fa uscire dal
pericolo dell’autoreferenza; non mi fa
paura, non mi colonizza (anche se non appartiene al mio ‘clan’, anche se non è
dello stesso “mio sangue”).
Nella
logica della reciprocità l’altro pur essendo diverso da me (e ciò ne fa una preziosa
risorsa) cammina con me, non mi fa perdere l’identità ma la rafforza: m’invita
a non fare degenerare la distinzione in distanza. Non c’è la logica della narcisistica
o timorosa chiusura, dell’appropriarsi dell’altro, dello sterile sovranismo, ma
quella dell’apertura, della valorizzazione dei talenti di ciascuno, dell’interazione radicata nella fiducia, nella
solida speranza, nel farsi reciproco dono.
Perciò la
gratuità è elemento fondante della reciprocità. Penso alle “tre grazie” unite
dalla danza, in cui dare, ricevere e condividere sono la dinamica espressione
del danzare; in cui si manifesta la virtuosa gara del fare del proprio meglio,
con e per gli altri.
Come in
uno strumento musicale, ciascuna nota valorizza se stessa solo se sa interagire
con le altre note in un’armonia comune.
Questa è
la logica della Carta dei Valori e della
fondazione della Rete dei Centri Scout Italiani, una Rete che vuole
dinamicamente interagire intra ed extra, in una visione di ecologia
integrale in cui tutti siamo connessi.
La Rete,
pur con i suoi limiti, prosegue il cammino, cercando di far sempre meglio, grazie
al generoso e fattivo impegno dei suoi
soci, restando sempre aperta a tutti coloro che vogliono garantire alle guide e
agli scout (al di là del colore delle loro camicie o della loro pelle) luoghi
significativi, fecondi spazi di crescita come scout e come cittadini del mondo.
E’ una
sfida per tutti! “Di più saremo insieme. Più gioia ci sarà!”
[1] Nota di addio ai
miei fratelli e sorelle capi di scout e di guide, in Taccuino, ed. Ancora, Milano, 1976