martedì 26 gennaio 2021

MORIN. DI FRONTE ALL'INATTESO


Alla vigilia del mio centesimo compleanno

 

Sono stato sorpreso dalla pandemia, ma nella mia vita sono abituato all'inaspettato. L'arrivo di Hitler fu inaspettato per tutti. Il patto tedesco-sovietico fu inaspettato e incredibile. L'inizio della guerra d'Algeria fu inaspettato... Ho vissuto solo per l'imprevisto e l'abitudine alle crisi. In questo senso, sto vivendo una nuova, enorme crisi, ma che ha tutte le caratteristiche di una crisi. Cioè, da un lato suscita l'immaginazione creativa e provoca paure e regressioni mentali. Tutti cerchiamo la salvezza provvidenziale, ma non sappiamo come.

Dobbiamo imparare che nella storia l'inaspettato accade e accadrà ancora. Pensavamo di vivere con certezze, statistiche, previsioni, e l'idea che tutto fosse stabile, quando tutto cominciava già ad entrare in crisi. Non ce ne siamo resi conto. Dobbiamo imparare a vivere con l'incertezza, ad avere il coraggio di affrontare, ad essere pronti a resistere alle forze negative.

La crisi ci rende più pazzi e più saggi. Una cosa e un'altra. Molte persone perdono la testa e altre diventano più lucide. La crisi favorisce le forze più opposte. Desidero che queste siano le forze creative, le forze lucide e quelle che cercano un nuovo cammino, quelle che si impongono, anche se sono ancora molto disperse e deboli. Possiamo giustamente indignarci, ma non dobbiamo chiuderci nell'indignazione.

C'è qualcosa che dimentichiamo: vent'anni fa è iniziato nel mondo un processo di degradazione. La crisi della democrazia non è solo in America Latina, ma anche nei paesi europei. La padronanza del profitto illimitato che controlla tutto è in tutti i paesi. Lo stesso vale per la crisi ecologica. La mente deve affrontare le crisi per poterle dominare e superare. Altrimenti siamo le sue vittime.

Oggi vediamo elementi del totalitarismo insediarsi. Non ha niente a che vedere con quello del secolo scorso. Ma abbiamo tutti i mezzi per monitorare le persone: i droni, i telefoni cellulari, il riconoscimento facciale. Abbiamo tutti i mezzi per realizzare una sorveglianza totalitaria. Il problema è impedire che questi elementi si uniscano per creare una società totalitaria insopportabile per noi.

Alla vigilia del mio centesimo compleanno, cosa posso desiderare? Auguro forza, coraggio e lucidità. Abbiamo bisogno di vivere in piccole oasi di vita e fratellanza".

 

giovedì 21 gennaio 2021

GIOVANI. IN AUMENTO I TENTATIVI DI SUICIDIO


Stefano Vicari, Bambin Gesù: "Posti letto occupati al 100% da tentativi di suicidio, non mi era mai successo. Al pronto soccorso un ricovero al giorno per ‘attività autolesionistiche’"

di Ilaria Betti

 

Via l’immagine dei fannulloni sdraiati sul divano con il cellulare. I giovani, che da quasi un anno vivono la pandemia, stanno soffrendo. E anche molto. A dimostrarlo è un dato condiviso da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma: i tentativi di suicidio e autolesionismo sono aumentati del 30%. “Dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l’inizio della seconda ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90% sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita - ci spiega -. Se nel 2019 gli accessi al pronto soccorso erano stati 274, nel 2020 abbiamo superato quota 300. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo. Al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per ‘attività autolesionistiche’”.

Tutta colpa della pandemia?

“Stiamo assistendo a due fenomeni: da una parte, abbiamo gli adolescenti che per autoaffermarsi diventano aggressivi, fanno male agli altri, fanno male ai genitori, si tagliano, diventano intrattabili. Dall’altra, abbiamo i giovani che si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza e non sappiamo se avranno voglia di uscire fuori da questo guscio, una volta passata la tempesta. Il fatto è che la pandemia sta facendo aumentare lo stress e lo stress facilita la comparsa di una serie di disturbi, principalmente disturbi d’ansia, disturbi del sonno e depressione. Aumentano per una serie di fattori: prima di tutto, c’è la paura di ammalarsi che i bambini e i ragazzi ‘respirano’ dentro casa. Poi c’è l’assenza del gruppo dei coetanei che fa da ammortizzatore. Un adolescente - lo siamo stati tutti e lo sappiamo benissimo - parla poco con mamma e papà. Se deve raccontare un problema preferisce confrontarsi con un amico, con il compagno di banco. Questa interazione in presenza non c’è più e a distanza non è la stessa cosa”.

Perché si reagisce con l’autolesionismo?

“L’autolesionismo esiste da sempre: il 20% degli adolescenti in Italia e il 25% in Europa si fa del male, si taglia, si infligge un danno fisico intenzionalmente. Tra le attività di autolesionismo c’è anche il tentativo di suicidio che è la seconda causa di morte per i giovani tra i 10 e i 25 anni dopo gli incidenti stradali. Questo fenomeno è sempre esistito, ma da ottobre si è acutizzato. Si tratta principalmente di tagli negli avambracci, nelle braccia, nelle gambe. Molti ragazzini ci dicono che lo fanno perché si sentono attanagliati da un malessere psicologico ed è come se il male fisico li liberasse dal dolore interiore”.

Quanti sono i posti letto dedicati alla psichiatria dei minori in Italia?

“Da questo punto di vista c’è un problema troppo spesso sommerso: sebbene il 20% degli adolescenti soffra di un disturbo mentale, i posti letto complessivi in Italia sono soltanto 92. Qui al Bambin Gesù ce ne sono otto, ma ci sono regioni che non ne hanno neanche uno. Si tratta di una vera e propria emergenza, calcolando che il numero di tentati suicidi e autolesionismo si sta alzando. Dove non ci sono posti, i giovani vengono ricoverati in pediatria - accanto magari al bimbo con la bronchite - o in strutture dedicate agli adulti, dove la permanenza non è di certo facile. I disturbi psichiatrici e la loro cura passano ancora in secondo piano. Basti pensare che, sebbene i disturbi psichiatrici siano più frequenti in età evolutiva, i pediatri non studiano psichiatria nel loro percorso di formazione”.

La mancanza della scuola in presenza ha un ruolo nell’aumento degli episodi di autolesionismo e tentati suicidi?

“Sono convinto che sia proprio l’assenza della scuola ad aver ‘pesato’ così tanto sugli adolescenti. Continuiamo a pensare che la scuola sia solo didattica: questo è un errore gravissimo. La scuola non può essere vista come luogo di preparazione al mondo del lavoro ma come luogo di formazione del carattere e della conoscenza. All’interno della scuola si cresce culturalmente, ma non solo. Ci si riscatta, ci si afferma. Anche chi appartiene a contesti umili, tramite la scuola può studiare e riscattarsi. Se la scuola non c’è, l’affermazione di sé passa attraverso valori negativi: le risse per strada, l’autolesionismo, i litigi violenti, con compagni e genitori. I giovani hanno necessità di ribellarsi, ma più riduciamo gli spazi di possibile ‘deragliamento’, gli spazi in cui possono infrangere le regole sotto lo stretto controllo dell’adulto - come appunto, le scuole - più queste ribellioni diventano violente”.

Cosa ne pensa di chi dice che i giovani non stiano soffrendo in questa pandemia perché “non stanno mica combattendo la guerra”?

“Penso che si sbagli di grosso. Ai ragazzi è stato chiesto di fare uno sforzo enorme in questi mesi: allontanarsi dai propri compagni, dalla propria routine, da tutto quello che prima costituiva il loro mondo. Chi ha gli strumenti giusti, ovvero risorse economiche, famiglie solide alle spalle, può cavarsela. Ma chi vive in periferia, in contesti poveri con genitori con rapporti conflittuali: ecco, per questi giovani la permanenza in casa non è così facile. Sono costretti a cercare altre valvole di sfogo”.

Cosa si può fare per invertire la rotta?

“In questa emergenza i giovani sono stati dimenticati: devono invece essere rimessi al centro dell’attenzione del mondo, politico e non, per il semplice fatto che saranno loro gli adulti di domani. Dobbiamo supportarli e dotare di strumenti per affrontare questo momento storico anche quei ragazzi che risorse non ne hanno. Dovremmo poi lavorare su ciò che rinforza la salute mentale, cioè famiglia e scuola, e potenziare le strutture psichiatriche sul territorio, dato che le Asl hanno impoverito fortemente i servizi di neuropsichiatria infantile. La buona notizia è che dalle malattie mentali si guarisce. Il genitore di un figlio con malattia mentale fa fatica ad accettarla perché in qualche modo se ne dà la colpa. Un papà con la figlia anoressica non va dallo psichiatra perché crede di essere stato un cattivo padre. La malattia mentale fa paura, ma solo affrontandola senza pregiudizi si può sconfiggere”.

 

LEGGI ANCHE...

The young hope. "I giovani da soli nel lockdown hanno trovato risorse impreviste" (di I. Betti)

 

 Fonte


venerdì 8 gennaio 2021

FORMAZIONE CAPI. RICORDI DI UN'ESPERIENZA


 - di Luigi Sanlorenzo

Oggi 8 gennaio ricorre l'ottantesimo  l'anniversario della scomparsa di sir Robert Baden Powell of Gilwell il fondatore dello Scautismo mondiale, oggi sepolto in Kenya. Una lapide lo ricorda nell'Abbazia di Westminster tra i grandi uomini della Gran Bretagna.

Per fare memoria di quell'anniversario con un inno alla continuità del suo messaggio educativo  nel 1977 con un gruppo di Capi della provincia di Palermo, tra cui Ciccio Piazza, Lucio Drago, Totò Scalisi, Pippo Vetri, Giovanni Perrone e Don Giuseppe Randazzo (spero di non dimenticare alcuno) organizzammo nel fine settimana un evento di formazione per rovers e scolte 16/17enni al fine di presentare tra le prospettive di servizio anche quello educativo nell'Associazione che solo tre anni prima con la fusione tra ASCI ed AGI era diventata AGESCI.

 La Formazione Capi della nuova realtà era ancora in corso di ridefinizione ma l'esigenza di nuove leve era urgente. Decidemmo così  di avviare intanto un primo momento provinciale  che chiamammo "formazione di primo pelo" Era un sabato e come oggi, pioveva. La sera precedente Totò Scalisi ed io avevamo salutato Pippo Vetri  che partiva per il suo primo incarico in una scuola del nord Italia. Più o meno a quest'ora ci cambiammo in casa non ricordo più di chi, in via D'Ossuna, e partimmo per Ficuzza. L'appuntamento con gli allievi era ad Alpecucco, allora semidiroccata dopo la dismissione della Caserma Forestale. A poco a poco li vedemmo arrivare, completamente inzuppati durante il percorso a piedi iniziato da Ficuzza. Li accogliemmo con un tè caldo e indicammo loro i residui locali agibili predisposti per l'accantonamento separato di uomini e donne. 

La prima sessione avvenne la sera stessa sul Patto Associativo che illustrammo e commentammo. Molti vetri dello stanzone era rotti e faceva veramente freddo e quella notte molti avrebbero dormito in due nell'unico sacco a pelo per riscaldarsi ma lo spirito scout era alle stelle. Tra gli allievi erano presenti  molti che negli anni successivi sarebbero divenuti ottimi capi e quadri locali e nazionali che hanno segnato la storia associativa: c'erano Marisa Anello, Giusi Iannazzo, Vincenzo Carnemolla, Giulio Campo, Gianfranco Scarlata, Riccardo Cangalosi ed altri provenienti anche dalla provincia,  che, se leggeranno questo post,  invito a farsi avanti.

L'atmosfera si fece presto magica, come sanno bene coloro che hanno vissuto esperienze analoghe e culminò con la lettura dell'ultimo messaggio di B.-P.:



"Cari Scouts, ricordate che sono le ultime parole che udirete da me, meditatele. Io ho trascorso una vita felicissima e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice. Credo che il Signore ci abbia creato in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo della carriera, né dal cedere alle vostre voglie.

Un passo per la felicità lo farete conquistandovi salute robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere della vita pienamente una volta fatti uomini.
Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto. Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Preoccupatevi di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto l'avete trovato e, quando scatterà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere "fatto del vostro meglio".
"Siate preparati" così, a vivere felici e a morire felici: mantenete la vostra promessa di Esploratori, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.
Il vostro amico

Sir Robert Baden Powell lord of Gilwell"


Fu un evento fondativo per il nuovo corso dello Scautismo palermitano e quando terminò con l'indicazione di un successivo appuntamento, con l'intero staff ci guardammo pensando tutti la stessa cosa: il testimone era stato consegnato ad un 'ennesima generazione  e il percorso sarebbe continuato a lungo, noi avevamo fatto intanto la nostra parte.  Avevo appena compiuto 20 anni e frequentato il campo di primo tempo in branca R/S.  Allora si cominciava presto !!

80 ANNI FA TORNAVA ALLA CASA DEL PADRE BADEN-POWELL