sabato 30 settembre 2017

JAMBOREE ON THE AIR - ON THE INTERNET

JOTA-JOTI is the largest Scouting event in the world with over 1 million Scouts participating across 150+ countries.
The event is held the third weekend of October – 20th, 21st & 22nd October 2017 – Celebrating 60 Years Connecting Scouts.
This is the official World Organization of the Scout Movement website for JOTA-JOTI.

giovedì 21 settembre 2017

EDUCARE ALLA SPERANZA


  • La speranza è la virtù di un cuore che non si chiude nel buio, non si ferma al passato, ma sa vedere il domani.
    – Papa Francesco (@Pontifex_it, 20 settembre 2017)

Papa Francesco: " ....... La catechesi di oggi ha per tema: “educare alla speranza”. E per questo io la rivolgerò direttamente, con il “tu”, immaginando di parlare come educatore, come padre a un giovane, o a qualsiasi persona aperta ad imparare.
Pensa, lì dove Dio ti ha seminato, spera! Sempre spera.
Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e Dio ha messo nelle nostre mani la grazia di nuovi prodigi. Fede e speranza procedono insieme. Credi all’esistenza delle verità più alte e più belle. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti aspetta. Il mondo cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione.
Non pensare mai che la lotta che conduci quaggiù sia del tutto inutile. Alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio: in noi palpita un seme di assoluto. Dio non delude: se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni. Tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera. Anche Dio ci ha fatto per fiorire. Ricordo quel dialogo, quando la quercia ha chiesto al mandorlo: “Parlami di Dio”. E il mandorlo fiorì.
Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto, alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla.
Opera la pace in mezzo agli uomini, e non ascoltare la voce di chi sparge odio e divisioni. Non ascoltare queste voci. Gli esseri umani, per quanto siano diversi gli uni dagli altri, sono stati creati per vivere insieme. Nei contrasti, pazienta: un giorno scoprirai che ognuno è depositario di un frammento di verità.
Ama le persone. Amale ad una ad una. Rispetta il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia, perché ognuno ha la sua storia da raccontare. Anche ognuno di noi ha la propria storia da raccontare. Ogni bambino che nasce è la promessa di una vita che ancora una volta si dimostra più forte della morte. Ogni amore che sorge è una potenza di trasformazione che anela alla felicità.
Gesù ci ha consegnato una luce che brilla nelle tenebre: difendila, proteggila. Quell’unico lume è la ricchezza più grande affidata alla tua vita.
E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà. La speranza ci porta a credere all’esistenza di una creazione che si estende fino al suo compimento definitivo, quando Dio sarà tutto in tutti. Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche. Hanno solcato gli oceani, hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra. Pensate a questi uomini.
Sii responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo. Pensa che ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta, e ....

domenica 17 settembre 2017

DIO ... A MODO MIO.

Le nuove generazioni fuggono dalla Chiesa e dalla pratica cristiana. Ma neppure credono più in una religione, quale che sia. Il dato è innegabile. Lo si percepisce nell’esperienza quotidiana e ora esso è ampiamente confermato da due indagini statistiche serie i cui risultati sono stati recentemente pubblicati (R. Bichi – P. Bignardi [a cura di], Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero, Milano 2016; F. Garelli, Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?, Il Mulino, Bologna 2016).

Oggi quasi metà dei giovani dai 18 ai 29 anni, in Italia, non credono in Dio, o perché pensano che non esista, o perché sono del tutto indifferenti al problema, o perché ci credono a intermittenza, qualche volta sì qualche volta no, o perché, pur ammettendo l’esistenza di una forza superiore, escludono che sia Dio. Colpisce l’accelerazione impressionante del fenomeno se si pensa che negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso gli atei erano tra il 10 e il 15% della popolazione giovanile.
Per contro, il gruppo dei giovani «cattolici convinti e attivi» negli ultimi vent’anni si è ridotto del 30% circa, anche se resiste, attestandosi sul 10,5%, per lo più come espressione dell’associazionismo ecclesiale. Gli altri sono «cattolici per educazione e tradizione», per molti dei quali il cristianesimo, più che una questione di fede, è una identità culturale a cui non vogliono rinunziare.
Fa riflettere il fatto che l’80% dei giovani «non credenti» è passato per il battesimo e la prima comunione, circa i due terzi per la cresima. I tre quarti hanno frequentato il catechismo. Sono perciò giovani che hanno abbandonato dopo l’iniziazione cristiana. È il fallimento del catechismo come viene praticato quasi ovunque. La grande fuga dei ragazzi si verifica di solito a conclusione di esso, come se i sacramenti che dovrebbero introdurli nella pienezza della vita cristiana fossero invece quelli del congedo da essa e dalla Chiesa.
Qualcuno sottolinea che è normale – soprattutto nell’attuale contesto culturale – che ....

mercoledì 6 settembre 2017

LA CONQUISTA DELLA PENNA D'AQUILA

In un villaggio indiano, il consiglio dei saggi ha deciso che la “prova di forza e coraggio” che i giovani indiani dovranno superare l’indomani, consiste nel raggiungere in canoa la riva opposta del lago dove, in un posto segreto, è nascosta una penna d’aquila dorata: chi la troverà, avrà vinto .
Il mattino dopo, tutti sono indaffarati nei preparativi. Quand’ecco arrivare  Falco Stanco, un vecchio indiano che abita dall’altra parte del lago. Egli si avvicina ai ragazzi e dice loro:”Devo tornare dalla mia tribù. Se dovessi fare il giro del lago a piedi non arriverei che a notte inoltrata. Qualcuno di voi mi potrebbe portare sulla sua canoa?”.
Tutti, chi prima, chi poi, si scusano dicendo che per via della gara, hanno fretta di arrivare per primi.
Ma uno di loro, Penna Bianca, non sa dirgli di no.
Viene dato il segnale di partenza e tutti balzano sulle loro canoe. E’ iniziata la grande prova.
Un po’ più di fatica fa Penna Bianca che deve remare per due; la sua canoa è più pesante, ora che con lui c’è anche Falco Stanco.
Gli altri commentano la sua poca furbizia. Proprio lui che è tra i ragazzi più abili e coraggiosi.
Anche Penna Bianca, vedendosi indietro, teme che arriverà troppo tardi. Ma poi guarda Falco Stanco che sorride felice e sente interiormente una voce che lo rassicura:”Hai fatto bene, Penna Bianca, hai fatto bene!”.
Uno dopo l’altro tutti arrivano e corrono a cercare nei posti più impensati la “penna d’aquila dorata”. Arriva anche Penna Bianca. Teme che ormai i suoi compagni abbiano scovato il prezioso trofeo. Ma nessuno ancora l’ha trovato. Saluta Falco Stanco e  corre anche lui alla caccia.
Ma il vecchio indiano lo trattiene: “Ieri sera, Bisonte Nero, il grande capo, mi ha detto: ‘A quello dei piccoli indiani che ti porterà sull’altra sponda, consegnerai questa!'”
E tira fuori, da sotto il suo poncho, fra lo stupore di tutti, una … meravigliosa penna d’aquila; la penna d’aquila dorata!”
“Sì – continua Falco Stanco, mettendo una mano sulla spalla di Penna Bianca – hai vinto la prova perché ciò che più vale nella vita è la forza dell’amore e tu hai dimostrato di averla quando mi hai  preso sulla tua canoa”.
Se fai attenzione, t’accorgerai che chi ti sta accanto ha per te la “chiave di casa”; non puoi ignorarlo.

Ciao da P. Andrea

Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.
www.zenit.org

martedì 5 settembre 2017

GIOVANI, GUARDATEVI ALLO SPECCHIO PER .....


“Giovani, rompete lo specchio!”, ha chiesto papa Francesco. “Se qualche giorno volete guardarvi allo specchio, vi do un consiglio: guardatevi allo specchio per ridere di voi stessi”, ha detto. “Fate la prova un giorno: guardate e cominciate a ridere di quel che vedete lì, vi rinfrescherà l’anima. Questo dà allegria e ci salva dalla tentazione del narcisismo.”
Con queste parole papa Francesco si è rivolto in spagnolo ieri, lunedì 4 settembre 2017, ai circa tremila membri della Comunità cattolica Shalom ricevuti in udienza “privata” nell’Aula “Paolo VI” in Vaticano.
Giovani, rompete lo specchio
Francesco ha messo i giovani in guardia dal narcisismo, invitandoli a non guardarsi allo specchio, poiché “lo specchio inganna”. “Scappate da questo mondo, da questa cultura che stiamo vivendo […], che è consumista e narcisista”, ha esortato il Papa, rispondendo alla domanda della venticinquenne francese Justine, battezzata durante il Giubileo straordinario della Misericordia e missionaria in Italia.
“Un giovane che si rinchiude in se stesso, che vive soltanto per se stesso, finisce — e spero capiate il verbo, perché è un verbo argentino — finisce ‘empachado’ (impacciato, ndr) di autoreferenzialità”, ha avvertito Francesco, che ha definito il narcisismo una “malattia mentale”.
               La droga ti toglie le radici
La droga “ti toglie le radici”, ha proseguito papa Francesco, rivolgendosi al brasiliano Matteus, 22 anni, che ha raccontato di essere stato tossicodipendente per molti anni. “Per molto tempo sei passato attraverso il tunnel della droga”, ha detto il Santo Padre, “uno degli strumenti che ha la cultura nella quale viviamo per dominarci […], per farci sottili, invisibili a noi stessi, come se fossimo d’aria.”
“La droga ci porta a negare tutto quello che noi avevamo di radicato, di radicamento carnale, di radicamento storico, di radicamento problematico, tutto ciò che è radicamento. Ti toglie le radici e ti fa vivere in un mondo senza radici, sradicato da tutto. Sradicato dai progetti, sradicato dal presente, sradicato dal tuo passato, dalla tua storia, sradicato dalla tua patria, dalla tua famiglia, dal tuo amore, da tutto”, ha avvertito il Papa. “Uno vive in un mondo senza nessun radicamento e questo è il dramma della droga. Giovani totalmente sradicati senza impegni reali”, ha aggiunto Jorge Bergoglio.
               Per “corrispondere al piano di Dio”, che vuole “consolare il dolore dell’umanità”, è necessario saper “dare gratuitamente”, ha proseguito Francesco. “Per favore, diamo gratuitamente quel che abbiamo ricevuto. Dare gratuitamente quel che abbiamo ricevuto […] ti riempie l’anima, ti decommercializza, ti rende magnanimo, ti insegna ad abbracciare e a baciare, ti fa sorridere, ti scioglie da tutti gli interessi di tipo egoistico”, ha detto il Papa.

Udienza ai giovani della Comunità Shalom - 5 settembre 2017